sabato 11 febbraio 2012

Ancora sul concetto di "wabi" (da http://www.giapponeinitalia.org/blog/)

Che cosa significa wabi? Una spiegazione facile è una "bellezza semplice e rustica". Ma il concetto di wabi è molto più di questo.

Ha le sue origini nel verbo wabiru. Il significato originario di wabiru è essere disilluso per aver fallito in qualche impresa o vivere una vita miserabile e afflitta dalla povertà. Secondo Zencha Roku, wabi significa il mancare delle cose, il fatto che le cose vadano in senso completamente inverso ai propri desideri, essere frustrati nei propri desideri. Continua dicendo che avvertire che qualcosa manca è privazione o ritenere di non essere adeguatamente forniti è povertà, non è wabi, ma piuttosto lo spirito di un indigente. Wabi significa trasformare l’insufficienza materiale in modo che si scopra in essa un mondo di libertà spirituale. Benché le bellezza del wabi non sia semplicemente una bellezza di mera povertà, non pretenziosità o semplicità, ci sono volte che essa è quello che sembra essere.

Tre aspetti del wabi:

• Bellezza semplice, non pretenziosa
• Bellezza imperfetta, irregolare
• Bellezza austera, dura

La bellezza semplice e non pretenziosa è certamente una delle caratteristiche più ovvie dell’estetica wabi, ma non dovrebbe essere confusa con la semplicità vuota o con caratteristiche mal forgiate, con la bellezza imperfetta o irregolare. Wabi è un tipo di bellezza che conserva una nobiltà, ricchezza di spirito e purezza dentro a quello che potrebbe apparire come un esterno ruvido. C’è una misura che non attira l’attenzione, tuttavia è stata sprecata l’attenzione anche al minimo dettaglio su quello che non si può vedere.

Un esempio di bellezza imperfetta, irregolare può essere visto in molti utensili del tè famosi che sono stati in qualche modo danneggiati e amorevolmente riparati. C’è un celebre vaso per i fiori in bambù realizzato da Rikyu chiamato Onjōji che è apprezzato perché incrinato o la tazza da tè chiamata Seppo realizzata da Koetsu che è ammirata perché è stata riparata.

La bellezza austera e dura del wabi deriva dalla tradizione della poesia renga, una forma di composizione di gruppo di verso collegato. I poeti la chiamavano bellezza fredda e avvizzita e Zeami del teatro Noh la chiamava bellezza austera e serena. Questa è la bellezza dell’età e dell’esperienza che può essere raggiunta solo attraverso il conseguimento di un maestro. È una riduzione degli elementi esterni fino a che non rimane che l’essenza.


Mi wataseba

hana mo momiji mo

nakarikeri

ura no tomaya no

aki no yugure

Mentre mi guardo attorno, niente fiori né foglie colorate, sulla spiaggia, una capanna dal tetto di paglia si erge sola nel crepuscolo autunnale.

Questa è la poesia utilizzata da Takeno Jōō per descrivere il sentimento del wabi. Senza la magnificenza dei fiori estivi e la brillantezza delle foglie autunnali, questa scena solitaria ha il potere di commuoverci. È sfuggente, mentre la notte si avvicina. Questa sensazione del wabi non è solo la bellezza semplice e rustica descritta spesso come wabi oggi. C’è una profondità in questa sensazione di solitudine, nostalgia, impermanenza. E tuttavia qui c’è qualcos’altro. Qualcosa di più di ciò che colpisce l’occhio. Vogliamo sapere: qualcuno ci vive? Come vive? Chi è?

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