domenica 19 febbraio 2012

"Wabi" e l'energia creativa


Wabi è la bellezza che scaturisce dall’energia creativa che fluisce in ogni cosa, animata e non. È una bellezza che, come la natura stessa, può apparire insieme buia e luminosa, triste e gioiosa, ruvida e gentile. (Makoto Ueda, scrittore giapponese)

Lo Zen

Lo Zen non è una religione, né un dogma, né un credo. Lo Zen non è neppure un indagare, né una ricerca; non è filosofia. L’essenza dell’approccio Zen è questa: tutto è come dovrebbe essere, non manca nulla. Tutto è perfetto in questo momento. La meta non è altrove; è qui, è ora. Il domani non esiste. Questo preciso istante è la sola realtà.

venerdì 17 febbraio 2012

La guarigione non avviene mediante il superamento violento o la repressione del dolore ma, al contrario, stabilendo un legame con l'energia in esso contenuta.

Il dolore non è positivo o negativo, semplicemente, è; è ciò che siamo. La nostra vigile attenzione, allora, diviene identica ad esso. … Quando ci limitiamo ad "accettare" un dolore come se provenisse dall'esterno non accade nulla, se non, forse, lo sprofondare nella depressione o la ricerca di una sovrastruttura religiosa, come la fede in un dio sofferente e in un'eternità senza dolore. Se invece ci viviamo in questo dolore non rifiutato, accadono cose impreviste. (P. Schellenbaum)

martedì 14 febbraio 2012

I cuori di Ivan Olivieri per Wabi



https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150566720174010.392931.32927109009&type=1

                                        "Mangiami il cuore!"

Il motivo del cuore mangiato ha origini molto antiche, rituali e magico-sacrali, e per questo è un dato di grande rilievo antropologico. "Mangiare" il cuore del morto, per riceverne le più alte virtù morali, presuppone un'interpretazione simbolica del gesto, diffusa nella letteratura medievale e derivata da una lunga tradizione folklorica che poneva nel cuore la sede dell'energia vitale e del coraggio.
Parallelamente all'ambito sacrale (in cui il sacerdote offre virtualmente il cuore della vittima agli dei), si sviluppano col tempo riti magici mantenutisi per secoli, tanto da formare la tradizione del rituale del cuore mangiato - in genere quello di un nemico ucciso - usato soprattutto come mezzo per acquistare forza (si beve infatti frequentemente anche il sangue dei morti). Accanto alle funzioni magico-rituali e simboliche, il gesto del cuore mangiato assume - soprattutto nella letteratura cavalleresca e novellistica - un significato sinistro, di odio e di vendetta. In questo caso si tratta del cuore "fatto mangiare": in genere è il marito tradito che fa mangiare alla moglie il cuore dell'amante di lei. La narrativa medievale è ricca di tali situazioni: una delle più note è la vicenda del trovatore Guillem de Cabestaing, rievocata da Boccaccio nel Decameron (IV, 9).
Un'interpretazione particolare del tema è offerta da Dante nella Vita Nuova, dove il gesto del cuore mangiato si configura come gesto d'amore, in un'atmosfera mistico-spirituale. Qui il significato dell'atto è in gran parte capovolto rispetto alla tradizione letteraria perché nel sogno del poeta Beatrice mangia il cuore ardente d'amore di Dante "vivo": quindi l'atto è privato di qualunque componente espiatoria ed è intellettualisticamente arricchito di complessi significati allegorici.
                  "Due cuori e una capanna"




domenica 12 febbraio 2012

"M'illumino di meno" da Wabi

Tè a lume di candela il 17-2-12 dalle ore 17:00.



Consueto tè a lume di candela, in occasione di "M'illumino di meno", la celebre campagna radiofonica sul Risparmio Energetico, lanciata da Caterpillar, Radio2, giunta alla sua ottava edizione. 
Sperimentiamo in prima persona le buone pratiche di:

- riduzione degli sprechi;
- mobilità sostenibile (bici, car sharing, mezzi pubblici, andare a piedi)
- riduzione dei rifiuti (raccolta differenziata, riciclo e riuso, attenzione allo spreco di cibo).

sabato 11 febbraio 2012

da "I cento passi"

"La bellezza, è importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto." (Peppino Impastato)

"Wabi significa trasformare l’insufficienza materiale in modo che si scopra in essa un mondo di libertà spirituale"

Wabi è nato come "seconda possibilità" nella mia vita lavorativa, e quando ho deciso di affrontare questo cambiamento non avevo ancora chiaro cosa stavo cercando e quello che avrei prodotto. Fino ad allora mi ero sentita "costretta alla perfezione" o almeno alla sua ricerca. Non mi sentivo mai contenta di quello che facevo e mai adeguata, all'altezza delle situazioni nelle quali mi trovavo a lavorare, nonostante i feedback che pervenivano dall'esterno. 
Quando ho deciso di "fare il salto", in parte perché costretta dagli eventi, ho incontrato questa parola giapponese che descrive la mia estetica molto di più di quello che in quel momento "vedevo": non so se sia stato il mio subconscio a guidarmi nella scelta o cos'altro, fatto sta che il nome "Wabi" per il mio negozio riassume bene non solo il mio modo di concepire la bellezza, ma anche quello che io desidero oggi per la mia vita. 

Ancora sul concetto di "wabi" (da http://www.giapponeinitalia.org/blog/)

Che cosa significa wabi? Una spiegazione facile è una "bellezza semplice e rustica". Ma il concetto di wabi è molto più di questo.

Ha le sue origini nel verbo wabiru. Il significato originario di wabiru è essere disilluso per aver fallito in qualche impresa o vivere una vita miserabile e afflitta dalla povertà. Secondo Zencha Roku, wabi significa il mancare delle cose, il fatto che le cose vadano in senso completamente inverso ai propri desideri, essere frustrati nei propri desideri. Continua dicendo che avvertire che qualcosa manca è privazione o ritenere di non essere adeguatamente forniti è povertà, non è wabi, ma piuttosto lo spirito di un indigente. Wabi significa trasformare l’insufficienza materiale in modo che si scopra in essa un mondo di libertà spirituale. Benché le bellezza del wabi non sia semplicemente una bellezza di mera povertà, non pretenziosità o semplicità, ci sono volte che essa è quello che sembra essere.

Tre aspetti del wabi:

• Bellezza semplice, non pretenziosa
• Bellezza imperfetta, irregolare
• Bellezza austera, dura

La bellezza semplice e non pretenziosa è certamente una delle caratteristiche più ovvie dell’estetica wabi, ma non dovrebbe essere confusa con la semplicità vuota o con caratteristiche mal forgiate, con la bellezza imperfetta o irregolare. Wabi è un tipo di bellezza che conserva una nobiltà, ricchezza di spirito e purezza dentro a quello che potrebbe apparire come un esterno ruvido. C’è una misura che non attira l’attenzione, tuttavia è stata sprecata l’attenzione anche al minimo dettaglio su quello che non si può vedere.

Un esempio di bellezza imperfetta, irregolare può essere visto in molti utensili del tè famosi che sono stati in qualche modo danneggiati e amorevolmente riparati. C’è un celebre vaso per i fiori in bambù realizzato da Rikyu chiamato Onjōji che è apprezzato perché incrinato o la tazza da tè chiamata Seppo realizzata da Koetsu che è ammirata perché è stata riparata.

La bellezza austera e dura del wabi deriva dalla tradizione della poesia renga, una forma di composizione di gruppo di verso collegato. I poeti la chiamavano bellezza fredda e avvizzita e Zeami del teatro Noh la chiamava bellezza austera e serena. Questa è la bellezza dell’età e dell’esperienza che può essere raggiunta solo attraverso il conseguimento di un maestro. È una riduzione degli elementi esterni fino a che non rimane che l’essenza.


Mi wataseba

hana mo momiji mo

nakarikeri

ura no tomaya no

aki no yugure

Mentre mi guardo attorno, niente fiori né foglie colorate, sulla spiaggia, una capanna dal tetto di paglia si erge sola nel crepuscolo autunnale.

Questa è la poesia utilizzata da Takeno Jōō per descrivere il sentimento del wabi. Senza la magnificenza dei fiori estivi e la brillantezza delle foglie autunnali, questa scena solitaria ha il potere di commuoverci. È sfuggente, mentre la notte si avvicina. Questa sensazione del wabi non è solo la bellezza semplice e rustica descritta spesso come wabi oggi. C’è una profondità in questa sensazione di solitudine, nostalgia, impermanenza. E tuttavia qui c’è qualcos’altro. Qualcosa di più di ciò che colpisce l’occhio. Vogliamo sapere: qualcuno ci vive? Come vive? Chi è?

Che cos'è Wabi?


La parola giapponese wabi non ha una traduzione diretta in italiano. Wabi indica qualcosa di fresco, semplice, di una bellezza “rustica”. Wabi può essere sia ciò che è creato dalla natura, sia ciò che è costruito dall’uomo. Può anche indicare un elemento accidentale, o addirittura un piccolo difetto, che contribuisce però a rendere unico ed elegante un insieme. Wabi è la bellezza che, in modo paradossale, è causata dalle imperfezioni, dalle asimmetrie, determinate, per esempio, dalla lavorazione manuale di un oggetto. 'Wabi' è, dunque, il nome che ho deciso di dare al mio negozio, dove si possono trovare solo oggetti fatti a mano, provenienti da tutto il mondo: gioielli principalmente, ma anche vestiti, sciarpe, borse e accessori d'arredamento (ceramiche in particolare), scelti per la loro personalità e bellezza (imperfetta), per l'emozione che sono in grado di suscitare, e per il fatto di essere "nuovi" e unici, pur richiamando una tradizione artigiana consolidata.